martedì 5 maggio 2009

Dies Irae

Ciclo di Film sul Fantastico



Dies Irae
di Carl Theodor Dreyer
Titolo originale "Vredens Dag" Drammatico, b/n durata 105 min. - Danimarca 1943.

2 commenti:

luca valerio ha detto...

“La disperazione finale può giustificare sia la confessione sia la menzogna” (André Bazin). Ma è come se Dreyer credesse alla stregoneria, come all’esistenza dei vampiri e alla resurrezione dei morti (Ordet). Il film è interessante per la sua bellezza plastica, il volto tormentato di Lisbeth Movin, l’atmosfera storica e, in qualche scena, il senso della natura. Secondo Boerge Trolle, in questo film, come in tutta la sua opera, “Dreyer non dubita mai, neanche per un solo istante, dell’inevitabilità della sofferenza come mezzo per raggiungere purezza e chiarificazione”. È una delle opere più caratteristiche e alte dell’autore, secondo molti, anzi, il suo capolavoro, poi insuperato.

luca valerio ha detto...

La tensione latente, l’orrore in agguato dietro la vita d’ogni giorno nella Danimarca del XVII secolo, ecco ciò che volevo ritrarre... Affrontai il tema della stregoneria perché mi aveva colpito in fondo ai cuore e pensai che fosse proprio fatto per me. Di streghe ve ne sono state per lungo tempo nei paesi scandinavi, fino al XIX secolo. Anche la Lorena era un paese di streghe. Non v’è dunque da stupirsi che perfino Giovanna d’Arco sia stata accusata di stregoneria. L’eroina di Dies irae è una strega, ma soltanto nella opinione degli altri“ (Dreyer). Giocando costantemente su questo equivoco, attraverso un’abilissima sequela di volute e ambigue concomitanze, l’autore costruisce un’opera i cui significati sono molteplici e dove i personaggi non si lasciano mai afferrare nella loro intima essenza, ma appaiono sfaccettati in diverse dimensioni e rimangono, in ultima istanza, inquietanti e misteriosi. La neutralità di Dreyer favorisce ogni interpretazione.